02/12/14

Io sono lo straniero




   Colgo l'occasione dell'ultimo premio ricevuto dal secondo romanzo di Giuliano Pasini per parlare di Io sono lo straniero
   Il Premo Romiti è un premio assegnato da una giuria di poliziotti e immagino che non sarà stato difficile per loro assegnargli l'ambito premio, perché Roberto Serra, il commissario protagonista dei due romanzi di Pasini, l'altro è Venti corpi nella neve, ha tutto il fascino del poliziotto bohémien, tormentato e sofferente, frugale e controcorrente: non guida la macchina, non ama il computer, cucina da Dio, corre di notte e non rispetta le procedure quando insegue un assassino. E un commissario così non si può non amare. Lo sa bene Alice, fidanzata storica, che lo lascia spesso per poi accorgersi che senza di lui non può stare a lungo. E lo sa Susana, la ex prostituta brasiliana, che corre ogni tanto a riscaldarsi tra le sue braccia.
  Si è rifugiato a Termine questa volta Roberto Serra, che"non è un paese, ma un incrocio tra i vigneti" ed è lì, tra le colline del Prosecco, a Valdobbiane, a San Pietro di Barbozza, Guia, Col San Martino che si dipana la storia. Siamo nella provincia trevisana, tra le più ricche e industrializzate d'Italia. Province che spesso mugugnano contro gli stranieri, quelli "de fora fora": gli extracomunitari. 
  Pasini è bravo ad aprire la scena e già dalle prime righe siamo dentro il delitto. Una ragazza bionda che cammina da sola, nel buio della sera, lungo una stradina che costeggia il retro della stazione. Un rumore alle spalle e il cuore che scoppia. La ragazza bionda si gira di scatto: nessuno, solo nebbia. Si dà della stupida e continua la marcia. Ma dalla nebbia sbuca una mano che le chiude la bocca e inizia la lotta. L'uomo che l'ha agguantata è forte, la tira a sé. La ragazza sente il suo odore di sapone, di pulito. Ma è solo in superficie, perché "sotto c'è l'afrore della bestia che sta per sbranare la preda". E la bestia bisbiglia, ripete qualcosa a mezza bocca prima di infilarle un ago nel collo: la ragazza bionda si accascia, e tra la nebbia che la invade lentamente scorge il passamontagna dell'uomo "da cui spuntano gli occhi azzurri, febbricitanti, eccitati."
Quando si sveglia la ragazza è sul letto del laboratorio. Odore aspro di disinfettante, piastrelle azzurrine alle pareti. Una voce metallica la informa che: "nella stanza ci sono delle regole"
La ragazza è l'ennesimo "esperimento" del maniaco o dei maniaci. Chissà? 

 Inizia da qui la sfida di Roberto Serra. Una sfida che vorrebbe rifiutare quando Francesca, la compagna della ragazza bionda, gli chiede aiuto. Oramai non è più nel nucleo, da tempo. In quel nucleo che risolveva gli omicidi più difficili. Roberto è scappato lontano da Roma per guarire dalla "danza" che lo tormenta da bambino: da quando è sopravvissuto alla strage di mafia che ha ucciso suo padre, anch'egli poliziotto, e sua madre mentre erano in macchina con lui. È uno sconvolgimento delle viscere, la "danza": uno strazio. E da quando è poliziotto la "danza" lo coglie di sorpresa, davanti ai cadaveri, e lui rivive, tra le convulsioni, gli ultimi secondi di vita delle vittime. È così che spesso scopre gli assassini, ma ogni volta sembra di morire: perciò di delitti non ne vuole più sapere.  
Ha un ruolo tranquillo adesso, commissario capo dell'ufficio immigrazioni della questura di Treviso.
Di sera si diletta a cucinare nel ristorante di Alvise, un rockettaro che gira in Harley Davidson, che ama il Faber, vota Lega e ha gli occhi azzurri e per questo finirà tra i sospettati.

Ma Francesca insiste. E poi è una ragazza sola, persa, disperata: una famiglia distrutta da una tragedia che Roberto scoprirà, ancora una volta, grazie alla "danza". Francesca insiste, gli racconta che a Treviso e dintorni sono scomparse altre ragazze, tutte straniere: cinesi, africane, russe, come la sua Elena che era arrivata dalla Bielorussia alla ricerca di una vita migliore, di un futuro, di un sogno. Ragazze che nessuno cercherà più. Ragazze "de fora" straniere, come si sente Roberto in quei luoghi.
A chi interessa cercare ancora quelle ragazze? 

   Inizia così la sfida di Roberto. Lentamente. Tra gli umori xenofobi della provincia benestante. Solleva il tappeto, il commissario Serra, e scopre tutta l'immondizia nascosta dietro il perbenismo di una città, Treviso, che ancora non riesce a confrontarsi con "lo straniero che distrugge il sistema in cui è entrato".
Le indagini ci porteranno nelle acque scure dei laghi di Revine che restituiscono i corpi di quattro donne e otto feti e nei locali fumosi di ridicoli campanilisti che inneggiano al "Veneto Nation"- 
La tematica affrontata da Pasini è attuale e per questo il romanzo merita la lettura. Si comprenderà come l'idea del male possa attecchire anche nelle menti più istruite. Come a volte il passato tragico che abbiamo vissuto sia ancora dietro l'angolo ad attenderci, pronto a riproporsi in tutta la sua atrocità.
Ed è anche per tutto ciò che la giuria del Premio Romiti ha deciso per la sua vittoria
"riconoscendogli di aver presentato, in un testo scorrevole, un intreccio avvincente in cui emerge il lato umano dell'investigatore protagonista, capace di ricorrere a tecniche investigative vicine alla realtà."


TitoloIo sono lo straniero
AutorePasini Giuliano
Prezzo
Sconto -15%
€ 13,52
(Prezzo di copertina € 15,90)
Dati2013, 392 p., brossura
EditoreMondadori  (collana Omnibus)








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