22/05/16

Sono una donna, non sono una santa.



  Il titolo del post non è casuale: quando leggo un libro, giunto alla parola fine mi appare un'immagine, un ricordo, una strofa di una canzone a rappresentare la storia appena letta. E così è accaduto per La leggenda di Bella Speranza di Roberto Alba, scrittore dal passo frizzantino, capace di strappare risate fragorose con due parole messe insieme e un aggettivo appropriato. 
  Autore, Roberto Alba, non dimentichiamolo di quel gioiellino di romanzo - L'estate di Ulisse Mele - che ancora galoppa felice sugli scaffali delle librerie nazionali.      



   Giannetta è la santa patrona di Bellu Prèssiu, paesino aspro di Barbagia o giù di lì, il luogo in cui si svolge la nostra storia, e Giannetta è anche il nome della moglie di Amedeo Leccis, detto conte di Buon Cammino, il quale, sventura sua, avendo sposato appunto una donna, ma non una santa si trova costretto a dover difendere l'onore tradito dalla moglie fedifraga e si becca trent'anni di galera. 
   È un barbiere, Amedeo Leccis, quando la vita decide di tirargli il pugno nello stomaco: una mattina nella sua barberia a San Gaggio in Toscana si accomoda, per una rasata veloce di barba, un bischero di rubacuori, un misero play boy di paese che tra una parola e l'altra inizia a vantarsi col povero Amedeo di una signora, dalle forme felliniane, che aveva conosciuto, di come fosse spettacolare in ogni suo gesto amoroso, di come fosse capace di risvegliare ogni istinto, anche i più profondi, che si nascondono nella bestia che c'è in noi, e soprattutto di come fosse economica. Una bagassa, insomma... E Amedeo, barbiere pettegolo indaga, sollecita informazioni ulteriori: la notizia è di quelle ghiotte, che meritano attenzione. Ne avrà da raccontare ai prossimi clienti, si rallegra Amedeo, dirà loro di questa signora economica, dalle forme prosperose, e ne chiede il nome. E il misero sciupafemmine, poco galantuomo, sputa la sentenza senza pietà: Giannetta, si chiama la maiala, abita dopo il ponte, in via degli Asperoni, numero cinque. Ed è qui che Amedeo sussulta: Giannetta è sua moglie e quella è casa sua. 
Ora immaginate il barbiere con in mano il rasoio e lasciate spazio alla fantasia. ...Sono salito fino alla base dell'orecchio e, zac, con un colpo secco l'ho staccato di netto. E poi non ci ho visto più e sono arrivato fino alla gola... racconta Amedeo a Don Smurza, parroco manesco di Bellu Prèssiu. 

   Come abbia fatto Amedeo, condannato a trent'anni di galera a ritrovarsi poi a Bellu Prèssiu ce lo racconta Roberto Alba, con la sua scrittura brillante, attraverso pagine in cui scorrono fiumi di Bombannau servito con pane carasau e vermetti teneri e bianchi che sguazzano nel formaggio più buono che io abbia mai mangiato in Sardegna.
  È un paese che merita di essere scoperto Bellu Prèssiu, un deserto di sassi e rocce granitiche, bianche come sudari. Un paese in cui non ci sono soldi, ma pille che ognuno stampa all'occorrenza: è tutta una finanza creativa in quel borgo: da matti, diremmo noi. E invece no, perché a Bellu Prèssiu, la gente vive serena, e talvolta si diverte. Le tasse le chiama condoglianze e il denaro, su paperi de su dimoniu.  Del resto ci divertiremmo anche noi se avessimo amici come il Cozzina, dall'intelligenza paragonabile a quella di una gallina ipnotizzata, oppure il Profeta, costantemente posseduto da visioni mistiche, o Agamennone, che gira sempre in motocarrozzella, o il Pompa, che gestisce un distributore di benzina, ritrovato una mattina nudo e privo di sensi, oppure il Mitraglia, balbuziente e incapace di formulare qualunque frase di senso compiuto. Ci divertiremmo eccome, con un'allegra compagnia così conciata. E soprattutto andremmo anche noi, ne sono convinto, all'assalto degli invasori, perché a Bellu Prèssiu, il tempo si è fermato, e qualcuno ogni tanto lancia ancora l'attacco al grido "via i Savoia dall'isola".
  E la copertina del libro, con i quattro teschi con un occhio bendato, la dice lunga sul profumo di libertà, di autonomia, di giustizia che aleggia tra le pagine di tutto il racconto, pagine che sveleranno infine un segreto custodito nel recinto delle magiche pesche, posto al centro della piazza di Bellu Prèssiu che per gli stranieri vuol dire appunto, Bella Pesca, e per i prescelti, Bella Speranza.   

Giuseppe Marotta

La leggenda di Bella Speranza
di Roberto Alba
edizioni La Zattera
153 pag.
€18,00




 






   


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