17/11/11

"Infernapoli" di Peppe Lanzetta – (Garzanti)


                                                         
                                                         

     Le tre cose che più mi hanno colpito leggendo “Infernapoli” di Peppe Lanzetta sono state le descrizioni delle scene di sesso tra i due rampolli delle famiglie camorriste rivali; il disprezzo che Maria Luna, figlia minore del boss Vincent Profumo, protagonista del romanzo, nutre nei confronti del padre; e infine, le finestre narrative che si aprono improvvise su Napoli come scosse dal vento, finestre da cui Lanzetta riversa nel libro i rumori e gli umori della città mostruosa e ammaliante che non vuole risorgere.
Infernapoli non è Gomorra, e Lanzetta non è Saviano perché Lanzetta, a detta di Saviano, è stato il primo che ha messo le mani all’inferno ed è giusto riconoscergli il merito.
E quando leggi Infernapoli te ne accorgi che l’autore non ha solo messo le mani nel fango, ma ci ha lasciato l’anima. Te ne accorgi quando leggi le scene di sesso animale tra il bove di paese che schianta il suo nerbo indurito tra le cosce della ventenne Maria Sole, la prima figlia di Vincent Profumo. Te ne accorgi quando leggi il tema in classe di Maria Stella, in cui la ragazza urla rabbia e vergogna verso quel padre camorrista, che semina morte senza risparmio. E te ne accorgi quando leggi quegli squarci improvvisi di pensieri che Lanzetta semina nel suo romanzo, pagine apparentemente avulse dal contesto narrativo che, se ben sussurrate durante la lettura, rivelano tutta la loro forza aggregante, parole che diventano il collante che regge tutta la storia.
  Se si fermassero ad ascoltare il mutismo dei loro bambini, sembra ammonire Lanzetta, i papà camorristi avrebbero l’occasione per comprendere quanto dolore producono le loro imprese violente, avrebbero l’occasione per accorgersi dell’inferno che arde nelle anime dei loro figli. Ma Vincent Profumo non è certo un signore garbato che ama fermarsi ad ascoltare le ragioni degli altri, Vincent Profumo non ammette ragioni. E poi c’è Mao Tse Tung, il capo cinese della nuova mafia che avanza, che sta invadendo la zona della stazione di puttane con gli occhi a mandorla: la stazione è zona di Vincent Profumo, e da quelle parti non è ammesso invadere la zona altrui. Vincent Profumo intima al Cinese di cambiare aria, ma la nuova mafia non arretra e allora sarà guerra. E nella guerra si sa, tutti alla fine perderanno qualcosa, o più di qualcosa.
Perderà Vincent Profumo e perderanno i suoi scagnozzi, perderà il Cinese e perderanno i suoi occhi a mandorla. Ma su tutti, ancora una volta, saranno gli innocenti a perdere la loro partita più grande.


"Infernapoli" di Peppe Lanzetta (Garzanti) 264 pag. €.14,61

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