Il segreto di un successo.
In genere non leggo thriller per cui ho affrontato questo romanzo come
quando ci si tuffa in una piscina: sai già che almeno per le prime due vasche
l’acqua sarà fredda. Dalla terza in poi, il corpo inizia ad abituarsi alla
temperatura dell’acqua e senti di potercela fare per almeno quaranta vasche
ancora. Ed è stato proprio così con il romanzo di Giuliano Pasini: per le prime
venti pagine circa ho annaspato cercando di collocare i personaggi e le azioni
nella mente. E’ un thriller, mi son detto, per cui mi tocca memorizzare ogni
indizio che l’autore ha seminato lungo il tragitto, non posso mica arrivare
alla fine e chiedermi perché l’assassino era proprio quello lì e non un altro?
Sembra un’osservazione stupida lo so, ma si da il caso che io non legga
thriller proprio per questo: non mi va di memorizzare indizi e personaggi in
ordine di apparizione.
Così alla fine ho deciso che,
VENTI CORPI NELLA NEVE, per me non era un thriller e in quanto tale potevo
leggerlo senza preoccuparmi di capire o meno chi avesse ucciso chi.
Ovvio che alla fine tutto mi è
stato chiaro, e la scrittura, senza troppi fronzoli, mi ha aiutato molto nella
comprensione della trama. Sinceramente non so se lodare la bravura di Pasini
quale autore di thriller, lascio il giudizio ai lettori del genere, più esperti
di me. Io posso dire che apprezzo i romanzi quando alla fine mi hanno trasmesso
qualcosa e su questo, Venti Corpi nella Neve, non mi ha deluso. E non perché il
commissario Serra, ogni tanto, si mette a danzare, e grazie alla danza da un
colpo in avanti alle indagini. E quando leggerete il libro capirete che la
danza del commissario Serra è una danza che ha radici lontane, e per certi
versi interessanti, ma per quanto mi riguarda poteva anche non danzare: il mio
giudizio positivo su questo romanzo sarebbe rimasto uguale, perché, a mio
avviso, Giuliano Pasini, ha saputo collocare, con estrema precisione, una "piccola" tragica storia nella grande ruota della Storia.
E il segreto del suo successo è tutto qui.
Case Rosse, il più piccolo
commissariato d’Italia diretto da Roberto Serra, da Roma. Uno di fuori. Uno che
a Case Rosse, paesino diroccato sull’appennino tosco-emiliano, sospeso tra
Modena e Bologna, è guardato con diffidenza. Da anni non accade più nulla a
Case Rosse, da tanti anni. Dal 1945 quando, durante la Seconda Guerra Mondiale,
proprio da Case Rosse, passava la Linea Gotica battezzata così dai tedeschi,
che lungo la trasversale appenninica, che si stendeva da Massa Carrara a
Pesaro, avevano concentrato le loro
truppe con l’intento di fermare l’avanzata degli anglo-americani provenienti da
sud. Due anni prima, in quelle stesse zone erano state compiute, dai nazisti, le stragi e gli
eccidi più cruenti: a Reggio Emilia, nel 1943, furono trucidati i sette
fratelli Cervi; nel 1944 a Marzabotto una rappresaglia nazista causò la morte
di 800 persone. E questa è la grande Storia in cui Giuliano Pasini è riuscito a
collocare la sua "piccola" storia, ossia la fucilazione di venti persone, tra cui
donne e bambini, avvenuta a Capodanno del 1945 per mano di Enrico Zanarini,
detto il boia dell’appennino, fascista al quale i tedeschi hanno affidato il
controllo di Case Rosse. A causare la rappresaglia un
attentato, preparato da un gruppo di partigiani della zona contro carri armati
e truppe tedesche di stanza a Case Rosse.
Magistrali a mio avviso le pagine in cui entra in scena il professor Aldrovandi, autore di “Arrivano i lupi”, grazie al quale il Commissario Serra si calerà nella storia di quegli anni e
comprenderà che quella certa ritrosia nei suoi confronti non è affatto una
questione personale purtroppo, perché a Case Rosse, sebbene dopo quella strage
sia piombato il silenzio, quei venti corpi non sono stati dimenticati.
VENTI CORPI NELLA NEVE
di Giuliano Pasini
Edizioni Time Crime pagg. 331 - € 7,70
Bella recensione. Maria
RispondiEliminaGrazie Maria.
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