E non avrei potuto dare un titolo
diverso a questa recensione, perché il romanzo di Roberto Alba, La spiaggia delle anime, è davvero un
viaggio, o meglio, è l’insieme di tanti viaggi.
E’ un viaggio su un’isola
incantata e misteriosa. E’ un viaggio nel tempo e nello spazio. Ed è poi un
viaggio nei sentieri angusti della memoria che si stende come un lenzuolo
bucato lungo la piana della vita.
E bucata è la memoria di Valerio,
single convinto e donnaiolo per necessità, avvocato matrimonialista con un senso
di inquietudine appiccicato addosso da secoli. Un’angoscia che lo affligge e
che lo spingerà, nell'agosto del 2009, a mettersi in viaggio verso Rodi, isola
incantata e misteriosa in cui crede di ritrovare la propria terra e la sua vera
madre.
Ma agli scherzi che possano farci i ricordi non ci abitueremo mai.
E vorremmo almeno sapere quanti, e soprattutto
di chi siano questi ricordi che riaffiorano improvvisi, che ci prendono allo
stomaco e lo strizzano e ci catapultano laddove forse non siamo mai stati: in
un'altra epoca, in un'altra città. Scene mai vissute che tuttavia portiamo dentro riemergono inaspettate da un profumo, da un rumore, da un colore o da un semplice squarcio offerto da una
finestra che abbiamo tentato di scavalcare da bambini per scoprire cosa ci
fosse nel giardino di fronte. Oppure, li ritroviamo in una stanza di un ospedale
dove non siamo mai stati, o forse ci siamo stati da bambini, chissà. Quei
luoghi sconosciuti che si rivelano di colpo familiari; quei luoghi che, a
fissarli, ci angosciano così tanto, in un passato lontano, non forse noi, ma i
nostri avi li avranno certamente abitati.
E noi chi siamo, se non il frutto
di quel che ricordiamo?
E non importa se sono i nostri ricordi o quelli dei
nostri antenati: “siamo nani sulle spalle di giganti” scrisse Bernardo di
Chartres, e il romanzo di Roberto Alba sembra mantener fede a questo concetto come se ci fosse un parallelismo tra le esperienze e i ricordi dei nostri antenati, i giganti appunto, sulle cui spalle forti sediamo noi, i nani, che proprio grazie a quelle esperienze dovremmo avere un vista più lunga.
Esperienze e ricordi che in
fondo sono la stessa cosa: vuole confermare tutto ciò, Roberto Alba, e vuole
dirci che i nostri ricordi affiorano improvvisi e ci spingono ad agire, e magari
ogni nostra azione, ogni nostro progetto forse è mosso proprio da quei ricordi
nostri e non. Ricordi che si fondono oggi in noi e domani si fonderanno nei
nostri discendenti; ricordi ed esperienze che tutto sommato ci appartengono: siamo
quello che sono stati i nostri antenati.
E a sostenere ciò non vi è solo la frizzante fantasia dell’autore il quale ci tiene a chiarire che vi
sono studi solidi della ricercatrice Anne Ancelin Schutzenberger, la quale nel suo
saggio, La sindrome degli antenati,
ha spiegato come alcuni suoi pazienti abbiano acquisito paure all’apparenza
irrazionali, difficoltà psicologiche o fisiche scoprendo e cercando di
comprendere i parallelismi tra la propria vita e quella dei loro avi.
Sono quindi tutti in viaggio, anche gli altri personaggi de La spiaggia
delle anime: un mozzo giovane e belloccio, un conte dal piglio deciso, un
marchese allupato, una marchesa pruriginosa, un pittore falso e cortese, un
medico serioso, una contessa ambigua e altre comparse di sostegno: sono in
viaggio su un veliero verso Lindos, incantevole spiaggia di Rodi, nel 1938. E
sono lì, nel porticciolo, a bordo del Principessa Margherita I quando accade il
fattaccio: un colonnello della Regia Aeronautica Italiana è stato assassinato
in una stanza d’albergo dell’isola e con lui è scomparsa anche una borsa
contenente documenti militari di rilevanza strategica notevole: siamo a un
passo dalla seconda guerra mondiale. Qualche anno prima, nel 1934, il premio
Pulitzer H.R. Knickerboker, in un suo libro inchiesta, edito da Bompiani, si chiedeva: Ci sarà la guerra in Europa? Ci sarebbe
piaciuto rispondere di no, ma già all’epoca appariva evidente l’approssimarsi
del conflitto.
La finzione del romanzo parte da
qui, da quella borsa sparita dalla camera d’albergo dell’ufficiale italiano
ucciso e ricomparsa sul veliero insieme a un nuovo ospite, un agente della polizia
segreta fascista, il quale era riuscito a recuperare la borsa contenente i
documenti che avrebbero potuto condizionare le sorti dell’imminente conflitto
bellico. Quelle informazioni sarebbero state utili ai tedeschi e per tale
ragione dovevano essere strettamente protette. E i viaggiatori del veliero ce
la metteranno tutta per proteggerla, affronteranno bufere e naufragi,
sommergibili nazisti e omicidi cruenti, sfideranno luci misteriose che
affiorano improvvise dalle acque e malattie virali insidiose che li condurranno
alla morte.
Saranno loro le anime che
naufragheranno sulla spiaggia che dà il titolo al romanzo. Saranno loro che
riverseranno i loro ricordi e le loro anime nelle acque splendide dell’isola
incantevole e misteriosa dell’Egeo.
Quarant’anni dopo, nel 1978, i
ricordi di quelle anime saranno ancora lì in quelle acque ad attendere Carlo e
Luisa, coppia in crisi che in quel viaggio tenterà di riconciliarsi. Ce la
farà? Cosa accadrà a loro due su quella spiaggia in apparenza deserta? Roberto
Alba ce lo racconta con una scrittura fluida e consistente, una scrittura che
ti fa appassionare, perché la senti vera e probabile. E quando nel finale
rincontreremo Valerio, il single convinto, partito alla ricerca di sé stesso e
della vera madre ci piacerà scoprire come a volte le nostre angosce non ci
appartengano affatto.
Buon viaggio!
Giuseppe Marotta
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